Ricette

Angel cake al cioccolato

{Quantum Leap}

negli anni ottanta , nei primi anni ottanta ero solo una bambina che giocava con le barbie e il massimo della tecnologia era un televisore , a tubo catodico, dove guardavo bim bum bam.

Uan , il peluche rosa e le sue marachelle finivano intorno le sei e chiudevano il cerchio di Candy candy, Mila e shiro e Mimì Ayuara e la squadra di pallavolo.

Quando non pioveva , andavi in avanscoperta per campi, alla ricerca di nuove terre da conquistare e ti andava di lusso, quando ti fermavi a casa dell’amichetta dopo scuola.

Io ho abitato sempre lontano da tutto e quello che oggi è una centralissima zona residenziale , ieri era una landa deserta , in mezzo al nulla, lontano da troppe cose.

Per molto tempo, se proprio lo volete sapere, anche bistrattata e terra di non appartenenza, tant’è che a lungo  ho creduto facesse statuto a parte😂😂😂😂😂😂😂

Eppure andavo a scuola a piedi da sola e mia mamma , non si è mai posta il problema più di tanto se  avessero potuto rapirmi 🙂🙂 le raccomandazioni universali erano sempre le stesse, non dare retta agli estranei e negli anni si è aggiunto anche il -non accettare caramelle dagli sconosciuti- e io me li figuravo questi sconosciuti che distribuivano caramelle , davanti la scuola, qui nella mia Africa, come dei brutti ceffi, con la benda sugli occhi e i tatuaggi a vista sul collo, brandire caramelle (nel mio caso avrebbero dovuto avere solo le charms quelle dure alla frutta, sennò ciao 🤣)e rapire bambini o avviarli ad una difficile vita di droga e dissolutezze😅😅😅😅😅😅

Che poi, eravamo bambini anche un pò allocchi, di quelli creduloni, che il più intelligente leggeva qualche libro di quelli della letteratura classica per ragazzi, mentre gli altri via di giochi in piazza e di pallone e ce ne raccontavamo di storie di rapimenti e intrighi, come se fossimo protagonisti, ma alla fine, eravamo solo dei babbi che ancora (molti di noi comunque) credevano alla cicogna!

Ma io me lo sono sempre domandato cosa rispondere a questi truffatori di bambini semmai me ne fosse capitato uno.

Cosa avrei detto loro?Avrei preso la caramella in base a qualche lusinga? sarei forse scappata a gambe levate? non so, in realtà non ne ho mai conosciuti di brutti ceffi che distribuivano caramelle; cioè di brutti ceffi ne ho incontrati molti , ma dopo, tanto tempo dopo e non hanno mai distribuito caramelle comunque.

Al massimo distribuivano fregature!

Nella mia infanzia , però, ho vissuto tante cose, tutte sempre molto rustiche e rurali; si andava a mare quando si aveva tempo e queste non erano mai le ore consigliate dai medici 😎😎😎😎e i medici sono arrivati all’incirca un decennio dopo ad indicarci le ore giuste per andare a mare.

D’estate si usavano gli zoccoli di legno del dottor schulz, si mangiava anguria presa direttamente dall’orto del nonno e quando ti ustionavi ti mettevano la leocrema e via.

Quando cadevi e ti facevi male, oltre a non dover dire niente, altrimenti prendevi il resto, l’acqua era il disinfettante più potente, anche quella stagnante dei bidoni, dove se per sbagli la bevevi, la cosa più pericolosa che potesse accadere, era ingoiare un girino 🤣🤣🤣🤣🤣 e mai e poi mai saresti andato a casa a lamentarti, altrimenti tintura di iodio che bruciava e punizione.

Contro la noia c’erano i libri, i disegni, la tivù ( ma i cartoni dopo un pò finivano)le carte se avevi un compagno con cui giocare, altrimenti ti annoiavi e basta.

E nessuno gli veniva in mente di dire che ti stavi annoiando come se fosse una cosa terribile da combattere come la peste bubbonica, la noia era semplicemente noia e non ti conveniva nemmeno lamentarti troppo, altrimenti  partivano quei suggerimenti insani  per interromperla, come spazzare i pavimenti, annaffiare le piante o il più terribile – vieni con me nell’orto, vedrai come ti diverti!-

L’ORTO

odiato e oggi amato orto.

L’orto lo avevano tutti quelli che abitavano al di fuori della civiltà e che rappresentava lo status symbol del campagnolo perfetto; figura dalla quale tu cercavi di distaccarti quanto più possibile ma che almeno una volta ti toccava di andare a prendere il pomodoro, nel mezzo della savana, col rischio di essere attaccati dalle formiche o dalle cavallette giganti.

E non parliamo di quando nonna ti mandava nel pollaio, in mezzo ai polli che sembravano elefanti e che ti rincorrevano minacciosi 😂😂😂😂

Altri tempi, mi viene da dire, tempi in cui ti vestiva tua madre con questi grandi colletti bianchi con i merletti che uscivano dai maglioncini, quelli grossi a trecce che pungevano clamorosamente e ti grattavi che nemmeno l’orticaria.

Le gonne a pieghe, i fuseaux con la molla sotto al piede , le ballerine di vernice e i cappotti montgomery con i barilotti al posto dei bottoni .

in fondo non ci badavo molto; ero molto wild, con il mocio al vento, i pantaloncini corti e la mia inseparabile bicicletta, chiamata kit come supercar  e il pastore tedesco filù alla ricerca costante di nuove avventure.

negli anni ottanta da casa mia erano bandite le merendine e il massimo era il ciambellone di mia mamma, con una densità pari alla luna o pane e nutella o pane e confettura (che ho sempre chiamato marmellata fino a che non ho scoperto che non si chiama così che non quella preparata con gli agrumi, il resto è tutta confettura 🙄🙄🙄🙄🙄🙄)

le ho desiderate per tutta la mia infanzia, credendo sempre che le altre fossero più fortunate di me, quando esibivano tegolini e crostatine , ed io per merenda pane e pomodoro 😏😏😏😏😏

Certe volte guardo i miei figli e capisco di essere vissuta in un altro mondo.

Un’altra epoca decisamente.

Non avevamo i computer e per comunicare esisteva il telefono fisso.

Che poi diciamolo, se ti beccavano a telefonare era sempre una tragedia umana e quando arrivavano le bollette dovevi sperare che fossero sempre entro un certo limite, altrimenti via di pipponi talmente esagerati che quando passavi vicino la cornetta non ti azzardavi nemmeno a guardarla per paura della bolletta considerata sempre altissima e    l’unica speranza di salvezza per non sentirli mugugnare, era che diventassero improvvisamente ciechi o che tu avessi intrapreso un viaggio verso la Cambogia per fare ritorno quando si erano calmati gli animi. 🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣

che ansia. Vivere con questa spada di Damocle sulla testa per aver chiamato per tre minuti la tua migliore amica!

😥😥😥😥😥😥😥😥

ma poi c’avevi l’ansia, ma non è che qualcuno ti dicesse c’hai l’ansia, vieni qui ti faccio parlare con qualcuno; seeeeeeeee, al massimo ti veniva detto: c’hai l’ansia? vieni qui che non faccio niente!!!!

E lo sputo sul fazzoletto per pulirti la faccia .

E il soffio sul biscotto talmente potente che uccideva i germi .

E lo zoccolo lanciato con la precisione di un cecchino russo.

I completi a righe multicolor che facevano tanto gay pride  rigorosamente modello pigiama  per mandarti a scuola.

E le urla al mattino  con annessi presagi di fallimenti presenti e futuri quando era tardi e tu non eri pronta.

E che sarà mai un pò di pioggia per tornare a casa (seguito dal chi ti ha detto di uscire e senza ombrello per giunta)

E il rientrare mezz’ora (quando andava bene) più tardi e sapere già che avresti passato la notte sotto interrogatorio che nemmeno il KGB e la STASI messi insieme.

E il Si della piaggio rubato al nonno, portato senza casco

E i cinema all’aperto

E la lacca coi clorofluorocarburi

E il cristal ball che ti faceva le labbra blu.

 

Essì che ho vissuto davvero in un altro secolo, che ti facevi le foto ma non le sviluppavi perchè costavano troppo, ti mettevi la minigonna nei bagni dei bar e ti truccavi appena e diciamolo, i primi esperimenti di trucco ti facevano più kung fu  panda che altro!

E mai e poi mai ti saresti sognato di mettere la tua posizione in tempo reale, anzi, cercavi di eclissarti quanto più possibile e mentivi spudoratamente su tutti i tuoi movimenti!

Che tempo è stato quello in cui ti eclissavi meglio di una spia dell’est europeo e saresti stata disposta ad ingoiare anche il dente di cianuro, pur di non farti scoprire!!!!

😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂

😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎😎

Ho fatto in tempo a mettere gli ultimi jeans senza elastan .

Quelli veri di tela da genova talmente rigidi che quando li lavavi dovevi indossarli coricata sul letto e senza aver mangiato 🤣🤣🤣🤣🤣🤣

Ho fatto in tempo a litigare senza che intervenissero genitori e psicologi , psicologi comportamentisti , antropologi, criminologi e assistenti sociali nelle discussioni adolescenziali.

Ho fatto in tempo ad ascoltare la musica con il walkman.

A comprare le musicassette MIXED BY ERRY.

Ho fatto in tempo a vedere venti ore di film, in anteprima assoluta , senza nessuna piattaforma di streamer, con talmente tante pubblicità che è stato ben chiaro perchè Berlusconi sia diventato così ricco e potente.

A cavallo degli anni novanta è arrivato quella sorta di progresso portato dalle nuove generazioni di cittadini che venivano in vacanza;

Gli stivali bianchi col tacco ad agosto, le serate al muretto e le prime sigarette, i jeans strappati, le unghie smaltate di nero, i primi tatuaggi che spuntavano dalle magliette da corpi che non erano per forza di ergastolani .

I capelli fucsia, il primo piercing, l’aver lottato per un motorino tutto mio, la necessità di avere un lavoretto perchè fossi libera, tutti   sintomi , inequivocabili, di un grandissimo vento di ribellione che avrebbe segnato , diciamo in maniera definita, tutta la mia adolescenza.

I genitori erano ancora quel primato di austerità convulsiva, con gli orari di rientro e il check test se hai fumato/bevuto, fatto avvicinandosi alle tue labbra.

E tu di virgosol e mentine, mentre cercavi di mentire alla macchina della verità senza successo.

Che poi era tua madre, che ti aspettava alle tre di notte, davanti la porta a vetri, con le occhiaie fin sotto le ginocchia e severa dava il verdetto: chiusa per sempre.

Che poi , quando è cambiato tutto non lo so, mi sono distratta un attimo e ad un certo punto, il mio mondo non c’era più, lasciato indietro in un tempo lontanissimo, che ti viene in mente soltanto quando vai ad una serata di nostalgia novanta.

Non è cambiato certo il modo, ma di certo è cambiato tantissimo il tempo.

 

Non c’è filo conduttore che si possa agganciare alla ricetta che vi propongo oggi, innanzitutto, quando mia mamma preparava i dolci, erano tutto un gran dire e poi perchè l’angel food cake non la conosceva nessuno o almeno nessuno che io conoscessi.

Potevo scrivere che viene direttamente dall’America, portata da uno dei miei cugini/amici/parenti che vivono là, ma non è così; per due ragioni semplicissime : una perchè non preparano dolci e due perchè preferiscono mangiare italiano 😆😆😆😆😆

E quindi  niente ricetta dall’America Caruso.

Il dolce americano di soli albumi, almeno per me, è stata una scoperta in tempi davvero recenti e nemmeno quando guardavo i film di Pollyanna mi è sembrato di vederne traccia.

D’altronde questo è il potere della globalizzazione e di questo smart world in cui viviamo adesso e dalla quale siamo totalmente presi.

meno male, mi vien da dire, soprattutto sotto certi aspetti, ci ha dato la possibilità di viaggiare, conoscere, crescere e acculturarci anche stando fermi; i tempi delle ricerche sull’enciclopedia e sui libri di storia, sono cose vecchie tanto quanto i dinosauri.

La storia dell’angel food cake ve la racconto in questo altro  articolo

Qui vi racconto di questa nuvola al cioccolato che conquisterà anche i palati più difficili.

Il principio di questa torta è smaltire una quantità di albumi esagerati che rimangono da altre preparazioni, ma nulla vieta di poterla preparare ex-novo e utilizzare invece i tuorli rimasti per una soffice crema pasticcera o crema inglese di accompagnamento.

Potete anche valutare l’opzione di farcirla, tagliandola in due quando è fredda ed avere pronta una torta molto scenografica e gustosa.

Io personalmente la preferisco semplice e gustarla in tutta la sua morbida golosità.

Ma basta parlare, basta raccontare cose, ci sono ancora tanti articoli da scrivere!

Vi lascio la ricetta e vorrei sapere :

e voi, vi siete accorti del momento in cui c’è stato questo grande cambiamento?

Enjoy life 🎈

 

 

Angel food cake al cioccolato

ingredienti:

450 gr di albumi

190 gr di zucchero

8 gr cremor tartaro

190 gr di cioccolato fondente al 70%

200 gr fecola

1/2 cucchiaino di lievito per dolci

30 ml olio di semi

15 gr cacao amaro

un pizzico di sale

potete cuocerla in uno stampo classico da chiffon cake oppure utilizzare un normale stampo a ciambella, l’importante è che sia in alluminio e con il fondo rimovibile e ovviamente, come per la chiffon, non va assolutamente unto ed infarinato.

procedimento:

sciogliere il cioccolato a bagnomaria e nel frattempo montare gli albumi inserendo lo zucchero in tre riprese, mentre monta con lo zucchero inserire anche il cremor tartaro.

quando il cioccolato è sciolto , inserire a filo negli albumi con la frusta in funzione.

Quando il tutto è ben amalgamato, inserire la fecola setacciata con il lievito ed il cacao ed in ultimo inserire l’olio.

Amalgamare bene il tutto e versare in uno stampo (senza essere unto ed infarinato) cuocere in forno statico a 150° per circa 50 minuti.

Fate sempre la prova stecchino , ogni forno è diverso e le cotture risultano sempre differenti da un forno all’altro.

Capovolgete la torta su di una gratella e lasciatela raffreddare completamente.

Staccatela con delicatezza (aiutandovi anche una lama piatta) e posizionatela su di un piatto da portata.

Potete spolverizzarla semplicemente con dello zucchero a velo , come ho fatto io, oppure servirla con panna, crema o frutta fresca.

Grazie per aver letto fin qui, se vi è piaciuta questa ricetta lasciate un ❤

Vi ricordo che potete trovarmi su instagram o facebook con tantissimi contenuti.

Grazie del vostro supporto e alla prossima ricetta!

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