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Kulich -Panbrioche ucraino per la pasqua ortodossa

kulich , il pane della pasqua ortodossa  e la storia di Babcia Mariia .

Siamo più vicini di quanto crediamo alla pasqua e senza voler cadere nei classicissimi clichè del tempo che scorre velocemente, mi sono accorta che di tempo ne ho davvero poco; dal Natale alla pasqua i tempi sono nettamente diversi; del Natale se ne parla già ad Agosto, della Pasqua ne percepiamo l’arrivo praticamente dieci giorni prima; e non è che sia un male, nel senso, non ci carichiamo di tutta questa ansia da prestazione, ma nettamente le prestazioni sono diverse, meno impegnative a volte e ci si dedica a cose più leggere, sarà per l’arrivo della bella stagione , sarà perchè le persone vanno in viaggio e non gliene frega niente di cucinare l’agnello o il capretto in dodici modi diversi.

Salvo se fosse stata viva mia nonna, là mi spiace, non ci sarebbe stato scampo. l’agnello era d’obbligo e basta e guai a chi obiettava.

La storia che vi racconto oggi, ha proprio a che fare con le nonne e questa volta non si parla nè della mia nonna Lisa nè della mia nonna emma, oggi vi racconto la vita di una nonna , che si chiamava Mariia e che veniva dalla Polonia.

Tutto è nato quando ho cercato una ricetta che non fosse troppo occidentale del kulich, mi ricordavo di averlo fatto qualche anno fa, sempre sulla base di una ricetta originale, ma che ho perso chissà dove; dove aver ricercato sui miei quadernetti ( da non confondere con il taccuino del chissenefrega- molte cose vengono annotate proprio la-😂😎) ho dato uno sguardo al vasto mondo dell’internet e so sincera, le ricette mi sono sembrate tutte uguali e non volendo fare copia e incolla , ho chiamato la mia amica Mariia zalevka, ucraina di Ucraina, naturalizzata cilentana da qualche anno;

la mia amica mariia è stata ben felice di regalarmi la ricetta che faceva la sua nonna ma il regalo più grande, è stato il racconto  della sua vita, seppur in una  piccola parte , che mi è sembrato un momento di intima condivisione, soprattutto per Mariia che è tanto timida e riservata.

Babcia Mariia era una donnina polacca di un metro e quaranta ma che aveva sopportato sulle sue spalle il peso di due deportazioni, prima in germania allo scoppio della seconda guerra mondiale e la seconda, in ucraina , alla fine della guerra, durante una grande operazione sovietica chiamata Vistola; ma questo non l’aveva certo piegata, nemmeno l’abolizione del culto cattolico, alla quale era tanto legata, per il culto ortodosso introdotto poi dal grande cambiamento sovietico. Gli arrangiamenti in ucraina erano stati molteplici , ma fatta di una tempra forte come l’acciaio, si era adattata anche alle condizioni più difficili.

Insomma, parliamo di donne d’altri tempi che non avevano tempo di perdersi in lagne per quanto erano state messe a dura prova dalla vita.

Più o meno la storia di tutte quelle donne del novecento che avevano vissuto povertà, restrizioni e violenze.

e sembrerà assurdo, ma la quotidianietà le ha salvete dall’impazzire completamente, quel giornaliero conquistato che oggi a noi sembra di una noia mortale.

Il mantenimento delle tradizioni, portate avanti a forza, obbligando magari tutta la famiglia a partecipare alla grande mole di lavoro per metterle in atto, ha fatto sì che queste non andassero perdute nell’oblio del tempo che poi ha preso a scorrere velocemente. Un pò come è  successo a me, che delle tradizioni non me ne importava un beato niente e che all’improvviso sono diventate importantissime; sarà che anch’io sto diventando una noiosa vecchietta , attaccata alle mie tradizioni?

Non so; so però che mi piace scoprire cose nuove e scavare a fondo nelle storie , molto spesso affascinanti, che tutte queste tradizioni celano.

come il kulich.

Il kulich ha una tradizione vastissima in tutto l’europa orientale; all’inizio era un pane , che veniva riutilizzato nasce e farcito con frutta secca, zucchero e miele; un pò come il Babka e la treccia russa; nel corso del tempo ha subito le variazioni e  contaminazioni che sono tanto caratteristiche del meltin pot di tradizioni e culture diverse; e da impasto da pane si è arricchito di uova e zucchero, ma in una quantità tale da non diventare molle, infatti più volte mariia ha sottolineato quanto fosse importante ottenere questa consistenza.

 

E così, tra una chiacchierata ed un caffè, la mia amica Mariia mi ha raccontato la tradizione del suo paese e la storia di babcia Mariia, che non ve la racconto nei dettagli altrimenti arriviamo a cinquemila parole.

Non vi nascondo che è stata tragica quanto tenera e il fatto che sia  arrivata a me, mi ha reso davvero più ricca e me l’ha fatta tanto somigliare alla mia nonna, che preparava le pastiere per tutto il vicinato , per la sofferenza vissuta durante la guerra e per la forza avuta, nonostante le molteplici restrizioni di andare avanti ed adattarsi ogni volta , alla vita, a tutte le nefandezze che le messo davanti e che nonostante tutto è sopravvissuta. Non senza difficoltà.

-Tradizioni_

il kulich  si prepara rigorosamente il giorno di giovedì santo, non si impasta ne dì venerdì nè di sabato, che secondo la tradizione ucraina non verrebbe nemmeno bene.

Burro , zucchero , uova e farina a sentimento, fino a quando l’impasto diventa sostenuto ma non duro , della stessa consistenza del pane, senza essere molle.

Secondo la tradizione si prepara un kulich per ogni figlio, per ogni parente e vicino e uno da portare ai morti il giorno di pasqua.

Vengono poi preparati nelle ceste con le uova decorate e colorate con le bucce della cipolla e il sabato si portano a benedire e solo dopo la funzione della domenica si possono mangiare. le ragazze in cerca di marito, la domenica di Pasqua si recano in dodici case diverse  per assaggiare in ognuna un afetta di Kulich ed entro l’anno sembra che poi si sposino.

Quindi single in cerca di una palla al piede, sapete adesso come fare. 😉😉😉😆😆😆😆

Paese che vai, tradizione che trovi.

dunque possiamo fermamente affermare che ogni mondo è paese, che le nonne dovrebbero essere fatte sante e che se non ci fossero le tradizioni, saremmo senza identità e senza storia; qualunque cosa si pensi delle proprie radici, arriva sempre quel momento in cui scopriamo di essere orgogliosi di essere di quel posto.

Proprio come ho fatto io ❤

 

Spero mi perdonerete per la lungaggine delle mie parole e vi lascio finalmente la ricetta, ovviamente adattata dall’originale alle mie esigenze e soprattutto basandomi sulle mie esperienze con i lievitati.

Vi auguro una serena Pasqua che sia veramente di rinascita .

Enjoy life 🎈

 

kulich

ingredienti :

600 gr di farina 0

25 gr di lievito di birra fresco

200 ml di latte tiepido

55 gr di zucchero

3 tuorli e 1 uovo intero

75 gr di burro morbido

10 gr di sale

buccia di un’ arancia grattugiata

buccia di un limone grattugiata

ripieno:

200 gr di burro a pomata

120 gr di zucchero

la buccia di un’arancia grattugiata

la buccia di un limone grattugiato

5 fette di arancia candita triturata

100 gr di gocce di cioccolato fondente

oppure uvetta ammollata secondo la ricetta originale.

procedimento:

versate la farina nella boule della planetaria e montate il gancio ad uncino; intiepidite il latte e scioglietevi il lievito sbriciolato e lo zucchero; sciogliete il tutto e versatelo nell’impastatrice; azionate la velocità al minimo ed iniziate ad impastare.

Lavorate i tuorli con l’uovo intero , battendoli leggermente con una forchetta e aggiungeteli all’impasto; lavorate il tutto in modo da ottenere un’incordatura.

La ricetta originale prevede che l’impasto sia sostenuto come un pane , ne troppo duro ne troppo molle.

Quando l’impasto si stacca dalle pareti, aggiungete le bucce grattugiate degli agrumi, il sale e il burro morbido, aggiungendolo gradualmente facendolo incorporare bene all’impasto.

All’inizio vi sembrerà slegato, man mano che invece lavora si incorderà nuovamente.

Quando stacca dalle pareti è pronto .

Ungete una boule di vetro con del burro .

Lavorate su una spianatoia leggermente imburrata l’impasto fino a formare una palla liscia, omogenea e sostenuta.

Ponete a lievitare in luogo caldo coperto da pellicola fino al raddoppio, che richiederà all’incirca due ore abbondanti.

Preparate intanto il burro per la farcitura che dev’essere a pomata.

lavorate lo zucchero con le bucce dei agrumi grattugiate in modo che ne assorba gli oli essenziali e lasciateli a riposo fino al momento dell’utilizzo.

quando la pasta sarà gonfia , trasferitela sul piano di lavoro che dev’essere leggermente unto.

La pasta correttamente lievitata è soffice e si staccherà facilmente dalla boule.

Tiratela in un rettangolo e rifilate i bordi.

Lavorate il burro morbido con lo zucchero preparato in precedenza e stendetela con una spatola su tutta la superficie del rettangolo di pasta.

Triturate finemente dell’arancia candita e distribuitela sulla farcia.

Infine completate con le gocce di cioccolato.

La ricetta originale prevede l’uvetta ammollata in acqua calda.

Arrotolate dal lato lungo il rettangolo di pasta, otterrete un filone arrotolato di impasto che con un coltello dividerete in due parti.

Foderate con carta forno una teglia dai bordi molto alti da 20 cm e una da 18 oppure potete farne uno soltanto in una teglia da 22.

Arrotolate prima una parte del filone ottenuto partendo dal bordo esterno della teglia fino ad arrivare al centro; continuate con il resto del filone tagliato. completate portandolo verso il centro.

Con il resto della pasta procedete allo stesso modo con la teglia più piccola, rigirando il filone dall’esterno verso l’interno sovrapponendo la pasta .

Ponete a lievitare al caldo coperti da pellicola fino a che non raggiungono il bordo della teglia; ci vorrà all’incirca un’ora.

Preriscaldate il forno a 190 ° con calore dal basso

Lucidate con tuorlo e latte pari peso la superficie del kulich.

Infornate e cuocete all’inca per 55 ‘

Fate la prova con uno stecchino che dev’essere asciutto quando lo estraete.

     

Fate raffreddare prima di sformarlo altrimenti si schiaccia la sommità.

Spolverate di zucchero a velo e servite.

Ovviamente non mi affranco di avere la ricetta originale, nemmeno credo che esista una ricetta originale , a meno che questa non venga dalle mani proprio del proprio/a inventore/trice .

Nel mondo della cucina, a mio personalissimo avviso nessuno inventa niente e non si può dire nemmeno di aver copiato, in quanto anche la sola variazione di un ingrediente, genere una ricetta nuova.

Nella cucina tradizionale esistono molteplici versioni della stessa cosa e i parametri cambiano in base alle disponibilità degli ingredienti, ai gusti , alla cultura e alla tradizione che ogni famiglia segue nell’esecuzione di talune ricette.

Vale lo stesso per questa ricetta, l’adattamento e la proporzione degli ingredienti è stata una mia elaborazione .

Grazie per aver letto fin qui.

Se vi è piaciuto questo articolo lasciate un ❤ come segno di apprezzamento.

Grazie e alla prossima ricetta 😉

 

 

 

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