{Primavera, ricordi e divagazioni semplici e composte}
“La forza della Primavera non sarebbe niente se non avesse dormito l’inverno” 〰 José Saramago
e come sempre la primavera toglie d’improvviso il mantello assopito dell’inverno e scoppia in una moltitudine di colori.
Sono andata in giro in giardino a pescare qualche fiore selvatico e qualche piantina che volevo fare una composizione in cucina, una di quelle che riprendo sempre nelle mie storie al mattino, mentre verso il caffè.
In realtà mi piace moltissimo girovagare campi e sentieri , perdermi nella natura e raccogliere piante e fiori.
Mi riporta indietro quando da bambina scomparivo per ore, alla scoperta dei territori e alla conquista di nuove avventure; spesso attraversavo campi e orti nel mio girovagare campestre e ritornavo ore più tardi con bottini di papaveri appassiti, fiori d’aglio selvatico dall’aspetto meraviglioso ma dalla puzza incredibile e grossi margheritoni gialli infestati di formiche giganti.Tutto questo mentre a mia madre venivano sette otto infarti che non mi trovava 🙄
Mentre andavo qui e la, senza allontanarmi troppo , visto che campi qui in realtà non è che ce ne sono chissà quanti ormai, almeno non come una volta, quando tutt’intorno alla mia casa non c’era che terra brulla e campi di grano e uliveti argentei che stendevano il loro mare di foglie cangianti fin dove si perdeva l’occhio, in uno zenit scandito da coltivazioni e vegetazione, fino a fondersi completamente.
e il vicino più vicino era a dieci minuti a piedi e c’erano ancora le botteghe, quelle che vendevano pane e salame e olio per la macchina , antesignane dei moderni mall di oggi.
Anyway
mentre gironzolavo alla ricerca di qualche erbetta simpatica per fare una torta rustica e qualche fiorellino , sono andata a dare un’occhiata all’albero di gelsi di mio papà ed è stato come entrare dimensionalmente in un posto senza tempo.
Il tempo in realtà si è fermato nel momento in cui il mio papà è andato via e il giardino, divenuto più una foresta ormai, ne ha conservato il fascino ma ovviamente non la cura.
Non ci sono andata per due anni.
E mi sono sentita abbastanza in colpa nell’aver abbandonato quel piccolo giardinetto che teneva curatissimo ed ordinato.
Trovare i suoi attrezzi abbandonati e le boccette con i preparati per le piante, i suoi vasi nel terrario, le grate con palette, guanti e rastrelli, mi hanno dato come l’impressione che aspettassero ancora , qualche mano sapiente o volenterosa per mettere tutto in ordine , a riprendere timidamente da dove era stato lasciato , un pomeriggio tiepido di novembre
Ovviamente la natura ha fatto il suo corso e si è ripresa il suo spazio con quella prepotenza come solo la natura può avere.
Piante di prezzemolo gigantesche, menta e rosmarino cresciuti un pò ovunque e divenuti i proprietari di piccoli quadrati di terreno, insieme ad una bentrovata camomilla piccolissima che non vedevo da anni, una quantità di erbacce di ogni tipo, piccolissimi papaveri rossi ,distese di tarassaco e cardi spinosi dai bellissimi fiori viola .
La pianta di gelso bianchi , che mi ha spinto ad entrare, si è presentata enorme a dismisura , con i rami che toccavano terra e mi è sembrata incredibilmente viva e piena; del resto mi è sembrato tutto vivo e pieno come testimonianza che alla natura non siamo affatto necessari , anzi e i nostri impedimenti , le nostre regole di tempo e di cura non gliene importa una beata cippa; lei va avanti, continua i suoi cicli , nonostante le nostre vite e le nostre mancanze.
Potrebbe sembrare che non abbia sentimenti questa Mater Naturae , noncurante dei nostri dolori ,a continuare imperterrita il suo viaggio come il migliore degli analfabeti sentimentali, di quelli con la corazza d’acciaio che sono difficili da scalfire , da conquistare ;
ma forse non è così matrigna, nonostante i nostri assurdi giri sentimentali, accusa il colpo, ricresce, guarisce, rifiorisce , RINASCE.
E quindi è probabile che sia questo il segreto per sopravvivere al dolore, alle delusioni, alla vita.
Rifiorire e poi rinascere e ricominciare tutto d’accapo.
dandoci un tempo che non sia esso stesso chiuso in uno spazio temporale, ma piuttosto un tempo che ci permetta di guarire.
In quell’abbandono , ho cercato un senso, come se riordinare fosse necessario a me soltanto e a nessun altro.
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Ho dato quindi una sistemata qui e là, strappando qualche erbaccia che spuntava dai vasi prepotente e rimesso a posto qualche barattolo caduto dal passaggio di qualche gatto.
Ho scorso le dita sulle cose impolverate da due anni di inutilizzo ed ho concluso che siamo troppo affannati per goderci il bello di una semplicità bucolica, osservando a malapena quello che ci scorre accanto essendo troppo presi da tutt’altro.
Ho ordinato una marea di pensieri in fila per tre col resto di due e insieme ai ricordi inevitabili, sono arrivata a conclusioni assurde sulla crescita del prezzemolo che può diventare alto quanto un albero e non l’avevo mai visto , che sono troppo facile al perdono degli altri e mai di me stessa, che in fondo un cuore è un cuore e anche se non lo sappiamo può scoppiare da un momento all’altro, che i sentimenti sono la cosa più difficile dell’universo e che i rapporti umani alle volte, sono mosaici difficilissimi, le cui tessere si perdono nel tempo distratte dai dolori, dai sorrisi e dagli eventi che inevitabili la vita ci propone di continuo.
Mi sono risuonate in testa tante e tante cose che il bene non si finge, che le lacrime vanno liberate che noi non saremo mai veramente liberi perchè nutriamo sentimenti e questi sono tanto amore quanto veleno e che la vita è una, ma la sprechiamo per la maggior parte rincorrendo cose, fatti,persone.
Teoricamente è tutto molto facile, ma quando in gioco entrano i sentimenti, le cose assumono sempre una strana piega complicata.
Ho preferito , ad un certo punto, dare ascolto alla natura, guardare, osservare e ricordare.
Ho preferito perdermi nell’intenso profumo di fiori d’arancio, osservare la pianta di limone carica oltremodo, camminare tra le piccole margheritine gialle e tutto mi è sembrato un modo per tirarmi fuori dai ricordi e da tutto il carico emozionale che inevitabilmente portano con se.
Tutto questo in fondo è rinato altre volte , ed è rinato oggi e rinascerà domani anche senza qualcuno che lo curi; la natura si è adattata a mio padre che non c’è più e che non ha tolto più i rami secchi e non ha coltivato più l’orto ed estirpato le erbacce per far crescere le piante rigogliose.
Alla fine è così, si va avanti . NONOSTANTE TUTTO.
E dopo aver tirato erbacce e sistemato cose, ho fatto un carico di limoni che i rami stracolmi chiedevano aiuto e raccolto qualche erba aromatica spontanea; ho tirato via giusto due rametti di fiori d’arancio consapevole di aver commesso un delitto ma che erano troppo profumati per non prenderne almeno uno.
A casa, ho guardato tutto con occhi nuovi, se il giardino ha saputo andare avanti, per quale motivo no dovrei riuscirci io?
E non c’è stato bisogno di camminare per sentieri per ore, ho semplicemente girato l’angolo e come in un gioco di prospettive , mi è sembrato tutto molto chiaro, andare oltre è forse la parola d’ordine.
alla fine , lo avrebbe detto lui stesso, la vita va avanti, per quanto doloro possa essere, ma domani avrai un pò meno dolore di oggi e tra qualche mese non scenderanno più lacrime e sorriderai addirittura e quando ci ripenserai non sentirai il peso della perdita ma lentamente ripartirai daccapo .
Questo vale per tutto, alla fine si riparte sempre da dove si è lasciato.
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Con i limoni che ho raccolto ho preparato anche questa volta una torta semplice.
Niente cose ostrogote che poi mi dite che sono complicata e niente artifizi da maga magò.
Dei i limoni raccolti ho conservato bucce e succo; ho congelato nei sacchetti le bucce e nei contenitori del ghiaccio il succo filtrato; ho messo le bucce a macerare per il limoncello e fatto la marmellata di limoni.
Non mi è rimasto che preparare un cake, uno dei dolci classici da credenza che tanto adoro, bello agrumato con il tocco intenso di limone.
ovviamente deve piacervi il gusto e l’acidità di questo agrume ; io ad esempio lo metto dappertutto e non esiste una ricetta che non abbia un tocco di limone al suo interno.
Probabilmente solo nelle torte al cioccolato e in quelle al caffè!
La ricetta è una di quelle semplici semplici ho aggiunto due mirtilli e due fragole fresche che erano rimaste da un cestino.
loaf cake
Il Loaf cake è una torta cotta in uno stampo di quelli rettangolari usati per cuocere il pane in cassetta; noi li conosciamo anche come plumcake che letteralmente si traduce in torta alla prugne, infatti anticamente in Inghilterra si usavano le prugne secche (plum) all’interno di questi impasti morbidi a base uova,zucchero e farina (cake)
Si è generata una confusione incredibile tra plumcake e loaf cake, essendo poi alla fine ,quasi la stessa cosa.
Il Loaf Cake si differenzia per l’umidità dell’impasto e la sua corposità, nella sua preparazione si prevedono puree di frutta (come mele, banana o frutti di bosco) che rilasciano umidità e quindi morbidezza; possono essere utilizzati , allo stesso scopo yogurt, formaggio spalmabile o il buttermilk o latticello, per svolgere in sintesi la stessa funzione. La sua caratteristica è la forma rettangolare , se volete mantenere il tono originale.
volendo essere puntigliosa , il plumcake in origine non aveva la forma di un parallelepipedo mentre loaf cake prende proprio dalla forma della cassetta che lo contiene (loaf Pan)
La ricetta è molto molto semplice, potete preparare tutto in una sola ciotola oppure procedere come faccio io ed ottenere un composto più arioso.
L’importante è che per essere un loaf cake perfetto non sia asciutto ma piuttosto umido e scioglievole.
Le torte al limone, lasciatemelo dire, rimangono sempre le mie preferite e ne ho elaborate negli anni molteplici versioni, hanno per una buona parte la stessa caratteristica, devono essere fondenti, mai troppo secche e completarsi con uno strato sottile di glassa al limone!
Quello della glassa è un ruolo strategico, sigilla il guscio e da quel valore aggiunto che rende i dolci irresistibili; è chiaro che non piace a tutti e siccome non compromette la riuscita della torta, ma funge più da abbellimento, potete anche valutare di ometterla senza che succeda nulla!
Vi lascio alla ricetta che già ho scritto 1700 parole e poi mi dite che sono noiosa 😂😂😂😂😂😂😂
e che parlo troppo!!!
Grazie per aver letto fin qui .
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enjoy life 🎈
loaf cake limone e mirtilli
ingredienti :
3 uova
160 gr di zucchero
85 gr di burro
la buccia e il succo di due limoni
200 gr di farina
58 gr di maizena
8 gr di lievito per torte
1 yogurt (125 gr) bianco neutro, vaniglia o gusto limone
100 gr di mirtilli e fragole
per la glassa :
zucchero a velo q.b
succo di limone poche gocce
procedimento:
tenere in frigo i mirtilli e le fragole fino al momento di servire.
Montate le uova co lo zucchero e la buccia del limone.
Aggiungere alla massa montata lo yogurt e il burro fuso e freddo
amalgamare bene la massa ed aggiungere setacciando la farina con il lievito.
Aggiungere il succo di limone ed amalgamare il tutto.
Preriscaldate il forno a 180 statico.
Infarinate leggermente i frutti ed aggiungerli al composto.
versare in uno loaf cake pan
o in uno stampo da plumcake ben unto, soprattutto se ha molte scanalature , quindi rettangolare e lungo
cuocere all’incirca 30 minuti, ma fate sempre la prova stecchino!
quando è pronto, capovolgere su di una gratella e aspettare che raffreddi.
Sciogliere lo zucchero a velo in poche gocce di limone fino ad ottenere una consistenza fluida e che rimanga sostenuta.
Il loaf cake è pronto per essere gustato!