Al ritorno da un mio viaggio di gioventù, oltre alle solite avventure rocamboulesque, un caschetto blu che veramente nemmeno mio padre mi aveva riconosciuto, ero tornata con tante idee fantastiche e di come avrei rivoluzionato la mia vita, una volta ritornata nella mia Africa; ma senza ancora nemmeno mettere piede in suolo italico, già si erano creati i presupposti di una inapplicabilità del modello di vita anglosassone vissuto fino a quel momento; il progetto di vivere una vita libera , allo stesso modo di Londra a Castellabate, resentava una di quelle utopie irrealizzabili e troppo futuristiche , proprio come in un racconto di jules verne.
E questo senza nominare nemmeno, modelli di partecipazione familiare no stress , menù semplificati che non prevedevano settecento portate e dodici generazioni sedute allo stesso tavolo.
Ovviamente prima ancora di arrivare non potevo sottoporre questo nuovo modello di cambiamento, che nella mia testa, in quel preciso istante rappresentava la formula perfetta! Come minimo mi avrebbero diseredato o disconosciuto come figlia e nipote, insomma, sebbene tutti si aspettassero un REBONDISSEMENT , un gran colpo di scena, sono certa,che a parte i capelli blu e il piercing al naso, dettagli superabili e molto da me, quello del cambio di abitudini , sarebbe stato sicuramente inacettato e deprorevole da parte mia solo averlo pensato!
💘💘💘💘
Ma andiamo per gradi, iniziamo dal principio.
Premetto che non avevo intrapreso la strada della foodblogger, in primis perchè pensavo più a magnà che a cucinare 😆😆😆😆😆😆😆e poi perchè in quel momento, i blog, così come li intendiamo adesso, erano agli albori, la nascita di questo fenomeno di condivisione, antesignano dei social, da lista di link condivisa, assumeva l’idea di un diario, un articolo fatto non più di semplici stringhe di numeri e lettere ,ma ampliava la condivisione di contenuti , parole, foto e video di ogni genere che potesse generare un interesse, una curiosità o uno studio rendendolo alla portata di tutti e quel che era ancor più innovativo, queste nozioni viaggiavano nell’etere ed erano alla portata di tutti, da pechino a vancouver da puertorico a mosca..
Alla portata di tutti.
di tutti quelli connessi ovviamente.
ma poi chi ci aveva pensato mai a scrivere ricette, le trovavi sulle riviste e per lungo tempo mi sono affidata alla resistenza di pizza e panini😂😂😂😂😂😂
ma erano altri tempi, c’erano i floppy disc e poi i cd rom e se volevi sapere una cosa si usava ancora l’enciclopedia.
Mò non è che ogni volta che dico una cosa devo partì per forza dal 1998, per farvi capire quanto disagio c’era anche se questo disagio non lo vivevamo certo come tale e da che non c’era nulla e non sapevamo nulla , a che c’era anche troppo solo sette anni dopo e magari penserete anche che vi sto facendo la pippa super atomica con tutti questi fatti, ma senza linea temporale, non posso certo farvi capire in che mondo ci trovavamo. I libri, le enciclopedie, il walk man facevano parte di un quotidiano che stava per essere spazzato per sempre.
Non c’erano i dinosauri, ma sicuramente ci siamo sentiti più dinosauri noi, quando tutto questo ci ha travolto.
e prima di sapere tutto, di trovare tutto, di guardare tutto, ci siamo sentiti un pò persi ma solo all’inizio , fin quando non si è capito che il mondo stava diventando davvero a portata di mano semplicemente digitando un www….
Dunque , il world wide web era ancora un qualcosa di inaccessibile e la connessione una cosa da ingegneri della nasa e se c’avevi il cellulare quello col mondino blu, dovevi stare attenta a non pigiarlo mai e poi mai, a costo della tua stessa vita, altrimenti il credito della sim si estingueva all’istante, in quel momento, in quella vita , per generazioni e generazioni e generazioni.
Ma dunque, ritorno dal mondo conosciuto nella mia terra di origine, croce e delizia , tronfia come se avessi fatto un viaggio nel futuro e poi ritornata indietro al 1800; il ritorno da londra, ganzissima sfoggiando il caschetto blu , color lampeggiante delle forze dell’ordine, con quattro pounds nella tasca , un pacchetto di dunhill rosse , l’avevo immaginato diverso, accolta con sorpresa mentre raccontavo delle abitudini della città più stravagante ma al tempo stesso compassata e seriosa del mondo, raccontandola tra slang e follie, pensavo di essere considerata fighissima, piena di quelle novità fantastiche di cui mi ero fatta portatrice e dispensatrice a titolo gratuito del regno di sua Maestà. Ma più che una visionaria e moderna esploratrice urbana, sono sembrata più una Cassandra, alla quale nessuno dava ascolto, soprattutto quando si parlava di prediizioni gastronomiche.
alla parola brunch, in un sabato pomeriggio di caffè e riunioni di famiglia, tutti si voltarono, nello stesso medesimo istante, con gli occhi chiusi a fessura minacciosi e sussurrando un serafico :
-e che ha detto mò?-
😁😁😁😁😁😁😁😁😁😁😁
Il brunch è un acronimo tra breakfast e lunch, è un invenzione di quei paesi socialmente evoluti che alla domenica, piuttosto che preparare un pranzo pantagruelico, fatto di mille portate, fritte, al forno e in padella, riunisce tutti intorno un piatto di uova fritte, salsiccia e pancetta, pane tostato e confettura, croissant, prosciutto e formaggio e pancake.
Diciamo che è semplificare enormemente la domenica, passandola in compagnia e arrangiandosi alla bell e meglio con pochi semplici gesti, ma che da nordici vissuti ed altamente scazzati in cucina, faceva la sua grandissima figura.
A mia nonna e a mia mamma, quest’idea del brunch è sembrata una sorta di bestemmia durissima, ma e poi mai avrebbero rinunciato ai maccaruni fatti, il ragù con duecento tipi di carne, la parmigiana, gli arancini, le cotolette con le patate, il capretto in umido , l’agnello al forno , ‘a pizza roce, il vassoio di paste prese da pasqualina e la zuppa inglese.
*Il pranzo tradizionale, quello della domenica, con tutti i nipoti e il piatto preferito di ognuno sulla tavola, la conta prima di mettere i piatti affinchè non manchi nessuno, le chiacchiere , i confronti e i litigi anche, fanno ancora oggi parte di un bagaglio culturale di tradizione profonda, radicata nelle abitudini delle famiglie e come baluardo ultimo, di un unione familiare , di persone e di affetti ; ancora oggi, possiamo dire che la più grande dimostrazione d’amore è quella di pensare a te preparando il piatto che più ti piace.*
E mentre mia nonna, tra croci , rosari e preghiere invocava per me l’indennità celeste e il salvamento della mia anima perduta nei meandri delle fish and chips, mia mamma scuoteva la testa in segno di rassegnazione e diniego e silenziosamente cercava la soluzione più veloce facendo roteare lo zoccolo dottor schulz da lanciare in segno di correzione e di redenzione (forse).
e così, schivate preghiere e minacce e discorsi illuminati per far si che mi ritornasse il lume della ragione, ho per un pò abbandonato l’idea di divulgazione del brunch, arrivato però molti ma molti anni dopo .
Insomma, ritornata nel cilento, ho faticato a rientrare nel mood slow e ricco della mia terra, e , tranne per qualche occasione sporadica, i pancake sono passati dalla colazione alla merenda, fino a finire nel dimenticatoio.
Seppur sfiziosi, non hanno conquistato il palato della mia famiglia.
Eppure , ho le testimonianze di piatti proposti al ritorno dei viaggi che sono stati sicuramente più apprezzati, anche se i giudici di casa mia, peggio di quelli di masterchef, li hanno sempre sindacati moltissimo. e malissimo direi.
d’altronde la moussaka , la paella, il baklava portato mezzo schiacciato nello zaino, direttamente dal bosforo, i gauffres belgi, la sacher (dolcissima al limite del legale) e le palle di mozart, hanno sempre tenuto tiepidi i miei commensali che , assaggiato con educazione, passavano subito al contrattacco con un – eh ma sa troppo di carne, io ci avrei messo meno roba, ma stà roba che è, maronna e quanto mangiano brutto, io ci avrei messo questo e quell’altro, ma il sale non c’è e il sale ce ne troppo , ma che diavolo hai mangiato tutto questo tempo, QUESTI NON SANNO PROPRIO DOVE STA DI CASA LA CUCINA concludendosi sempre con un LA CUCINA ITALIANA RESTA SEMPRE LA MIGLIORE, ma come si mangia a casa tua da nessuna parte bell’ à nonna. (cit.)
Ed è così sicuramente, non lo metto certo in dubbio, ma sono sempre dell’opinione che bisogna essere curiosi, che bisogna lanciarsi, assaggiare, vivere quel paese, quella cultura , in base alle sue abitudini a tutto tondo, senza farsi ostacolare dai pregiudizi.
Del resto facciamo la stessa cosa anche noi, quando qualcuno viene qui e ci dice che vorrebbe l’ossobuco o la minestrina, piuttosto che fiondarsi nella pizza, abbuffarsi di mozzarella e di parmigiana e li guardiamo storti quando parlano di dieta e se rifiutano un qualcosa a tavola la prendiamo sul personale, ma personale assai!!!
di anni del mio passaggio londinese ne sono trascorsi tanti, sono passati i capelli blu, le dunhill non le ho più fumate e ho passato più ore nei lunghi pranzi di famiglia che a fare brunch con gli amici, non mi è di certo passata la curiosità, anzi, in questi anni è diventata motivo di ricerca e sperimentazione , per poter essere qui, su questo blog a scrivervi di ricette e aneddoti , per darvi un ‘idea, un suggerimento, senza mai essere presuntuosa o pretenziosa.
Il brunch non è diventata la mia abitudine fuori dagli schemi come avevo progettato nella mia mente tanto tempo fa e nemmeno sono uscita troppo dal modello tradizionale di pranzo di famiglia che si tramanda di generazione in generazione a partire dalle mie bisnonne, alle mie nonne, fino ad arrivare a mia madre e poi a me e se anche, continua a piacermi l’idea della domenica free , ho trovato l’equilibrio tra queste cose, sorridendo qualche volta in più al tradizionalissimo pranzo da cinquecento portate, quello da duecento ore in cucina.
😉😉😉😉😉😉😉😉😉😉
I PANCAKE VIOLA CON STRACCIATELLA E ALICI ALLA MORESCA DI ZAROTTI sono stati un’idea speciale per preparare un brunch, dopo molto tempo, insieme a quattro amiche, per goderci un tenero pomeriggio di ottobre, in una domenica lontana dagli obblighi e dai pransi troppo impegnativi.
E’ stata un’idea molto apprezzata, colorati con l’estratto di cavolo viola (ma possono anche essere preparati senza colorante) potete farcirli come più vi piace, non ci sono limiti alla vostra fantasia.
Io vi suggerisco però di provare questa versione con la stracciatella, la valeriana e la mela verde, un contrasto di sapori che viene equilibrato dal tocco delle alici alla moresca di zarotti che daranno carattere alla vostra preparazione senza essere dominante.
Un contrasto delizioso.
vi consiglio di provarla, ma prima preparate le nonne !
😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂
Vi lascio dunque la ricetta e mi verrebbe tanto da chiedervi dov’erate voi nel 2001 , quando stava avvenendo la grande rivoluzione mediatica, ma siccome non voglio sapere affatto la vostra età e nemmeno voglio sentire risposte del tipo io non ero ancora nata/o vi chiedo:
quanto siete tradizionalisti ? si usa ancora il pranzo domenicale?
vi leggo nei commenti ❤
enjoy life 🎈
pancake viola con stracciatella e alici alla moresca zarotti
ingredienti:
per circa otto pancake medi:
200 gr di farina
50 gr di parmigiano
1 uovo
250 ml di l,atte
1 cucchiaino di lievito per torte salate
1 cucchiaino di estratto di cavolo viola (facoltativo)
staccante spray o poco burro per la cottura
farcitura :
per questi pancake :
250 gr di stracciatella di bufala
1 mela granny smith
valeriana
1 vasetto di alici alla moresca zarotti
olio
sale
pepe
1 limone biologico
fiori eduli (io ho usato il tarassaco)
2 pomodori rossi per guarnizione
procedimento:
Setacciare insieme la farina con il lievito, il parmigiano, il cucchiaino di estratto di cavolo (facoltativo) ed un pizzico di sale.
Aggiungete pepe o altre spezie se le preferite e miscelate tutto con una frusta.
A parte rompete l’uovo nel latte e miscelate bene.
Aggiungerlo alle polveri ed amalgamare il tutto; dovrete ottenere una pastella morbida e senza grumi.
riscaldate un padellino e spruzzatevi lo staccante spray.
versate un mestolo di pastella , fate roteare in modo da coprire tutta la superficie del padellino e cuocere per un minuto, un minuto e mezzo per lato.
Completare tutti i pancake fino al completo esaurimento della pastella.
Ricordatevi tra una pancake e l’altro di ungere sempre il padellino ad ogni pancake.
Lavorate la stracciatella di bufala con le zeste del limone, poco sale, il pepe e un goccio d’olio.
Spalmate su di ogni pancake un cucchiaino di stracciatella.
Affettate sottilmente u mela granny smith privata del torsolo centrale e lucidate le fettine con poche gocce di limone per non farle annerire.
Adagiate le fette di mela su di un lato del pancake, completate con la valeriana condita all’ultimo minuto, delle fettine sottilissime di pomodoro ed in ultimo, su ogni pancake adagiate due filetti di alici alla moresca di zarotti.
Completate con uno scrunch di pepe e un filo d’olio.
I vostri pancake viola sono pronti per essere serviti come antipasto in un pranzo tradizionale o in un sofisticato brunch !
Grazie per aver letto fin qui, se vi è piaciuto questo articolo lasciate un ❤ come segno di gradimento per il mio lavoro.
Vi ricordo che potete trovarmi su instagram, facebook e pinterest con tante idee inedite ed interessant.
Alla prossima ricetta 😉